martedì 8 novembre 2011

Zelda: Ocarina of Time e il mistero del Tempio del Fuoco


The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Acclamato e celebrato titolo Nintendo (e secondo me uno dei più bei giochi di sempre) recentemente tornato “alla ribalta” con un degno remake per 3DS. Ma probabilmente pochi sanno che dopo la sua uscita, nel lontano 1998, il lavoro della casa di Kyoto non era ancora finito. Il gioco fu oggetto di qualche piccolo “ritocco”.

Ma racconterò prima la mia esperienza personale. All’epoca undicenne, giocai alla versione americana del gioco, fresca fresca d’uscita, presa d’importazione dai miei fratelli maggiori (a quei tempi era raro per noi acquistare giochi e console PAL, per il semplice fatto che, al contrario di oggi, quasi sempre uscivano con netto ritardo rispetto alle versioni Usa e Jap ed eravamo troppo impazienti per attenderne l’uscita europea), e ne fui totalmente rapito, complice anche la straordinaria colonna sonora firmata da Koji Kondo. Parecchi anni dopo ripresi in mano il gioco in versione PAL e con mia grande sorpresa e dispiacere, notai che la musica del Tempio del Fuoco era stata cambiata.
Era passato diverso tempo da allora ma ancora risuonava nella mia mente l’arcano coro della prima versione, voci mistiche intrecciate in un canto rituale che sembrava provenire dall’oltretomba, una “musica” incredibilmente evocativa come poche se ne sono sentite nella storia dei videogiochi; mentre nella seconda versione il coro è stato sostituito da una banale traccia MIDI, perdendone tutto il fascino.
Nonostante la delusione di allora, solo recentemente mi sono documentato sul perché quella musica fosse stata modificata. Sono quindi venuto a conoscenza del “risentimento” della comunità islamica nei confronti della suddetta soundtrack: i cori in realtà recitano una preghiera del Corano inneggiante ad Allah. La traduzione:

“Testimonio che non vi è altro dio al di fuori di Allah”

“Nel nome di Allah, il più buono e misericordioso”

“Allah è il più grande”

Il problema per loro non fu la preghiera in se stessa, ma era sacrilego il fatto che venisse cantata in un luogo infuocato, il Tempio del Fuoco appunto, che poteva simboleggiare l’inferno. Per cui Nintendo, per rispetto verso i Musulmani, provvide a cambiare la musica nelle successive release del gioco (inclusa quella Gamecube contenuta in un edizione speciale di Wind Waker).

Ma non è finita qui. Fatto curioso (anche se non ha nulla a che fare con l’islamismo) è che una delle più antiche religioni ancora esistenti, lo Zoroastrismo, fa del fuoco punto centrale e simbolo della loro religione (come il crocifisso per i cattolici/cristiani), e utilizza come luoghi di culto posti chiamati, appunto, templi di fuoco.
Inoltre alla Nintendo, per evitare altre controversie, da Majora’s Mask in poi cambiarono anche l’emblema del popolo dei Gerudo, in quanto il primo era praticamente il simbolo della fede islamica rovesciato orizzontalmente: altro riferimento alquanto palese.



Restano degli interrogativi: come mai la casa di Mario ha inserito dei richiami così espliciti a qualcosa che con il videogame non ha nulla a che fare? Mi riesce difficile pensare che si tratti di semplice casualità, fantasticando un po’ si potrebbe anche pensare che abbiano voluto lasciare una sorta di messaggio. Correva l’anno 1998 e da lì a pochi anni, dopo il tragico 11 settembre 2001 l’America invase Afghanistan e Iraq: risulta quindi chiaro il collegamento col medio oriente. Se quindi Nintendo ha davvero voluto implicitamente inserire nel gioco un messaggio, che fosse già a conoscenza di quanto sarebbe accaduto nel mondo gli anni successivi? Se così fosse, il tutto ha un che di profetico.

Vi lascio con la musica originale del Tempio del Fuoco.


domenica 24 luglio 2011

Glass Museum

Dopo diverso tempo, torno a caricare un video su Youtube.
Ho quasi sempre pubblicato video (montati da me) di musica poco conosciuta ai più con l'intento di promuoverla e che in alcuni casi, sono stato il primo a pubblicare (incredibile!).
Vi propongo l'ultimo video caricato in data 24 luglio 2011.

Un pezzo di uno dei migliori gruppi di tutti gli anni '90, Glass Museum dei Tortoise, dall'album del 1996 Millions Now Living Will Never Die. Per un approfondimento su questo gruppo (che ovviamente consiglio) vi rimando alla recensione di Piero Scaruffi.


mercoledì 13 luglio 2011

Il Mondo dei Paperi

Sin dalla tenera età di 9 anni, sono sempre stato, a periodi alterni, un assiduo lettore del mitico settimanale Disney: Topolino. Quando frequentavo la terza elementare i miei genitori mi regalarono persino l'abbonamento annuale.
Poi, su per giù a 15 anni, iniziai a leggere Dylan Dog, vista soprattutto l'invidiabile collezione di mio fratello, di cui ancor oggi siamo felici e fortunati possessori di molti albi dal numero 100 in giù, tra cui non manca il numero 1 originale, oggi rarissimo, targato Ottobre 1986, e molti altri.
Nonostante a quell'età non potessi comprendere del tutto l'aspetto più intrinsecamente artistico del fumetto, servì comunque a farmi maturare come lettore, passando dalle soleggiate, rassicuranti strade di Paperopoli agli oscuri sobborghi di una Londra non troppo lontana dalla realtà, popolata da mostri umani e non, da persone qualunque, da spietati assassini, da tutti e da nessuno. Ma dell'investigatore dell'ignoto in camicia rossa creato dal (relativo) genio di Tiziano Sclavi parlerò un'altra volta.

Avendo ripreso in mano Topolino qualche tempo fa, ho potuto sondarlo meglio fin nelle sue fondamenta.
L'asse Paperino-Zio Paperone: lo sfaticato fannullone a cui non ne va mai bene una nella vita, sfigato cronico che non riesce quasi mai ad ottenere qualcosa nonostante i suoi enormi sforzi, affiancato all'austera, despotica figura di suo zio ricco ogni oltre immaginazione ma non meno taccagno, non è altro, a mio parere, che una metafora del lavoratore/schiavo e del suo capo/padrone.
Paperino è spesso costretto a sgobbare per Paperone (il più delle volte lucidando le tonnellate di monete del suo deposito o accompagnandolo nei suoi bizzarri viaggi verso mete sconosciute alla ricerca di ulteriore ricchezza) senza retribuzione per via dell'enorme debito che ha maturato nei suoi confronti, essendo lo zio padrone della sua casa; e non avendo Paperino mai avuto un lavoro fisso, quasi mai gli paga affitto e bollette.
E così vivono nel circolo vizioso e senza fine dell'uomo costantemente indebitato e dell'aguzzino che lo perseguita; ne risulta che Paperino rimarrà sempre poveraccio mentre Zio Paperone sarà sempre più ricco.
Nonostante questi personaggi siano stati creati quasi ottant'anni fa, come "esempio" sono, ahinoi, quanto mai attuali. Un modello per intere generazioni di bambini e ragazzi: un esempio fuorviante per delle menti così giovani e ancora elastiche, quasi a voler instillare in loro questa "legge" della società moderna.

Sempre Paperino è accostato anche ad un altra figura emblematica: suo cugino Gastone. L'uomo nato, come si suol dire, con la camicia. Esattamente al contrario dello scalognato cugino, gli va sempre bene tutto, trova soldi per terra, se prende un biglietto della lotteria è sempre vincente e per questo non deve lavorare mai perchè non ne ha bisogno.

In Italia è stato creato il supereroe Paperinik: giustiziere notturno di criminali e malfattori, l'alter ego brillante e sagace del pigrissimo (ma pur sempre simpatico) Paperino. Una sorta di rivalsa per questo personaggio, evitando così di mostrarlo sempre perdente. Peccato che le storie in cui è protagonista non siano sempre azzeccate.

Gli unici personaggi equilibrati di tutta la banda risultano i nipotini (che fine abbiano fatto i genitori me lo sono sempre chiesto) Qui, Quo e Qua, bambini intelligenti e mai banali.

Chi invece non ho mai sopportato, trovandolo odioso ed esagerato, è Paperoga. A volte, quando appare lui in qualche storia, evito di leggerla: mi dà sui nervi. Stolto, infantile, non fa che combinare continuamente pasticci; il fatto è che lui deve essere così, è il suo ruolo (forzato) quasi teatrale del perenne disturbatore. Sinceramente è un personaggio in cui non ho mai trovato molto senso nè profondità: in fin dei conti, è una degenerazione ed esasperazione della personalità di Pippo.

Un'altro aspetto che mai ho digerito, tipico anche di altre serie di cartoni e fumetti, è il fattore temporale: i personaggi sono confinati perennemente in questo limbo in cui il tempo sembra non scorrere mai: Qui, Quo e Qua rimarranno sempre bambini delle elementari, Paperone non passerà mai a miglior vita lasciando il suo denaro in eredità e così via. Le cose si evolveranno mai? Chissà.

Alla fine, le opere Disney che prediligo sono gli episodi di Topolino Paperino e Pippo degli anni '30 e '40 (raccolti in una collana di DVD chiamata Disney Treasures). Corti come Steamboat Willie, Attraverso Lo Specchio, Il Concerto Bandistico, Gli Scacciafantasmi e molti altri sono dei piccoli capolavori di creatività e fantasia, di un tempo in cui la sperimentazione dava vita a queste piccole favole, intrise di una magia semplice e genuina che oggi a distanza di oltre mezzo secolo non si è più in grado di replicare, a parte qualche eccezione.


C'è ancora molto da dire sul mondo Disney e tornerò sicuramente a parlarne: restate sintonizzati.

mercoledì 29 giugno 2011

Sincopi Vettoriali

Ho sempre desiderato un Vectrex.
Non che (ahimè) ne abbia mai visto uno dal vivo, ma da appassionato Retrogamer ho fatto ricerche su quasi tutte le macchine videoludiche dal Magnavox Odyssey (la prima in assoluto, classe 1972) fino ad arrivare alla scorsa generazione di Console a 128 Bit.
Ci sono innumerevoli Console che attraggono la mia curiosità e che non posseggo ancora e che mai ho avuto la fortuna di possedere, come ad esempio (in ordine sparso) il Fairchild Channel F, il Panasonic 3DO, l'Atari 5200, il Virtual Boy della Nintendo, il Sega Saturn, l'Atari Jaguar, i vecchi Pong; solo per citarne alcuni. Parlerò di queste macchine in un altra occasione.
Ma il Vectrex ha qualcosa di speciale. Non solo è l'unica ad avere il Monitor integrato nel corpo macchina, ma è unica ed irripetibile la sua grafica: non è composta dai "soliti" Pixel come tutte le altre console e computer dagli anni '70 fino all'arrivo di poligoni e texture, ma da Vettori, creando una aspetto visivo più brillante, senza sfarfallii, seghettature, nè clipping. Ne risulta che i suoi giochi hanno un aspetto più "professionale", più "da computer" e in generale più avveniristico rispetto, ad esempio, al ben più blasonato Atari VCS.
Vi è solo un "piccolo" neo: la grafica Vettoriale del Vectrex è monocromatica. Ciò comporta che tutti gli elementi a schermo abbiano lo stesso colore bianco (su sfondo nero). Per ovviare a questo limite, dare colore e in generale differenziare maggiormente un gioco dall'altro, ci sono gli Overlays, "schede" semi-trasparenti e colorate da applicare ad incastro davanti allo schermo.
Queste peculiarità, unite al suo aspetto estetico davvero unico, fanno sì che il Vectrex sia una delle Console più desiderate dai Retrogamer collezionisti come il sottoscritto.
Peccato solo che attualmente su eBay, il prezzo di un esemplare in buone condizioni di questa macchina completa di scatola oscilli da un minimo di 250 € fino ad arrivare a quasi 500 €.
Per questa ragione, non avendo al momento la disponibilità economica per acquistarne uno, non ho resistito e ci ho giocato tramite l'ottimo emulatore ParaJVE (che vi consiglio vivamente di provare, ha anche i giochi già inclusi) utilizzando un Dualshock 2.


Scramble, Minestorm, Berzerk, Clean Sweep, Fortress of Narzod, Heads Up, Spike, Web Warp, Star Castle, Hyperchase, Rip Off, Pole Position, Solar Quest...

Potete immaginare l'emozione.

Giocandoci ho avuto la netta impressione che questo gioiellino sia stato poco sfruttato, con un parco titoli un pò ristretto (anche se di ottima qualità); complice anche il suo successo commerciale sì discreto ma non paragonabile ad altri sistemi suoi coetanei come ad esempio l'Intellivision. Ed è un peccato perchè il Vectrex è dotato di periferiche decisamente interessanti: occhiali per la visione in 3D di alcuni giochi (ebbene sì!), e una Lightpen che permette di disegnare su schermo (chi ha pensato al 3DS alzi la mano).
Fortunatamente però, come per un pò tutte le Console 8-Bit e non solo esiste un sottobosco di appassionati giocatori/programmatori/nostalgici che talvolta sforna Homebrew e giochi creati amatorialmente.
Questa è una cosa bellissima perchè non solo tiene in vita la Console stessa (di qualunque essa si tratti), dimostrando che ha ancora tanto da offrire, ma invoglia sempre più persone a cimentarsi nel programmare qualcosina, anche se non si hanno conoscenze tecniche specifiche.

Have You played Vectrex today?