Sin dalla tenera età di 9 anni, sono sempre stato, a periodi alterni, un assiduo lettore del mitico settimanale
Disney:
Topolino. Quando frequentavo la terza elementare i miei genitori mi regalarono persino l'abbonamento annuale.
Poi, su per giù a 15 anni, iniziai a leggere
Dylan Dog, vista soprattutto l'invidiabile collezione di mio fratello, di cui ancor oggi siamo felici e fortunati possessori di molti albi dal numero 100 in giù, tra cui non manca il numero 1 originale, oggi rarissimo, targato Ottobre 1986, e molti altri.
Nonostante a quell'età non potessi comprendere del tutto l'aspetto più intrinsecamente artistico del fumetto, servì comunque a farmi maturare come lettore, passando dalle soleggiate, rassicuranti strade di Paperopoli agli oscuri sobborghi di una Londra non troppo lontana dalla realtà, popolata da mostri umani e non, da persone qualunque, da spietati assassini, da tutti e da
nessuno. Ma dell'investigatore dell'ignoto in camicia rossa creato dal (relativo) genio di
Tiziano Sclavi parlerò un'altra volta.
Avendo ripreso in mano Topolino qualche tempo fa, ho potuto sondarlo meglio fin nelle sue fondamenta.
L'asse
Paperino-
Zio Paperone: lo sfaticato fannullone a cui non ne va mai bene una nella vita, sfigato cronico che non riesce quasi mai ad ottenere qualcosa nonostante i suoi enormi sforzi, affiancato all'austera, despotica figura di suo zio ricco ogni oltre immaginazione ma non meno taccagno, non è altro, a mio parere, che una metafora del lavoratore/schiavo e del suo capo/padrone.
Paperino è spesso costretto a sgobbare per Paperone (il più delle volte lucidando le tonnellate di monete del suo deposito o accompagnandolo nei suoi bizzarri viaggi verso mete sconosciute alla ricerca di ulteriore ricchezza) senza retribuzione per via dell'enorme debito che ha maturato nei suoi confronti, essendo lo zio padrone della sua casa; e non avendo Paperino mai avuto un lavoro fisso, quasi mai gli paga affitto e bollette.
E così vivono nel circolo vizioso e senza fine dell'uomo costantemente indebitato e dell'aguzzino che lo perseguita; ne risulta che Paperino rimarrà sempre poveraccio mentre Zio Paperone sarà sempre più ricco.
Nonostante questi personaggi siano stati creati quasi ottant'anni fa, come "esempio" sono, ahinoi, quanto mai attuali. Un modello per intere generazioni di bambini e ragazzi: un esempio fuorviante per delle menti così giovani e ancora elastiche, quasi a voler instillare in loro questa "legge" della società moderna.
Sempre Paperino è accostato anche ad un altra figura emblematica: suo cugino
Gastone. L'uomo nato, come si suol dire,
con la camicia. Esattamente al contrario dello scalognato cugino, gli va sempre bene tutto, trova soldi per terra, se prende un biglietto della lotteria è sempre vincente e per questo non deve lavorare mai perchè non ne ha bisogno.
In Italia è stato creato il supereroe
Paperinik: giustiziere notturno di criminali e malfattori, l'alter ego brillante e sagace del pigrissimo (ma pur sempre simpatico) Paperino. Una sorta di rivalsa per questo personaggio, evitando così di mostrarlo sempre perdente. Peccato che le storie in cui è protagonista non siano sempre azzeccate.
Gli unici personaggi equilibrati di tutta la banda risultano i nipotini (che fine abbiano fatto i genitori me lo sono sempre chiesto)
Qui,
Quo e
Qua, bambini intelligenti e mai banali.
Chi invece non ho mai sopportato, trovandolo odioso ed esagerato, è
Paperoga. A volte, quando appare lui in qualche storia, evito di leggerla: mi dà sui nervi. Stolto, infantile, non fa che combinare continuamente pasticci; il fatto è che lui deve essere così, è il suo ruolo (forzato) quasi teatrale del perenne disturbatore. Sinceramente è un personaggio in cui non ho mai trovato molto senso nè profondità: in fin dei conti, è una degenerazione ed esasperazione della personalità di
Pippo.
Un'altro aspetto che mai ho digerito, tipico anche di altre serie di cartoni e fumetti, è il fattore temporale: i personaggi sono confinati perennemente in questo limbo in cui il tempo sembra non scorrere mai: Qui, Quo e Qua rimarranno sempre bambini delle elementari, Paperone non passerà mai a miglior vita lasciando il suo denaro in eredità e così via. Le cose si evolveranno mai? Chissà.
Alla fine, le opere Disney che prediligo sono gli episodi di Topolino Paperino e Pippo degli anni '30 e '40 (raccolti in una collana di DVD chiamata
Disney Treasures). Corti come
Steamboat Willie,
Attraverso Lo Specchio,
Il Concerto Bandistico,
Gli Scacciafantasmi e molti altri sono dei piccoli capolavori di creatività e fantasia, di un tempo in cui la sperimentazione dava vita a queste piccole favole, intrise di una magia semplice e genuina che oggi a distanza di oltre mezzo secolo non si è più in grado di replicare, a parte qualche eccezione.
C'è ancora molto da dire sul mondo Disney e tornerò sicuramente a parlarne: restate sintonizzati.