venerdì 29 giugno 2012

Tanti auguri Atari!


Il 27 giugno 1972 nasceva l'Atari, quando un certo Nolan Bushnell decise di registrare il nome di quest'azienda prendendo spunto da una parola del Go!, un gioco da tavolo cinese. Il primo titolo della neonata Atari fu Pong, totem immortale del videoludo, che nelle intenzioni nasceva come una versione a gettone del tennis del Magnavox Odyssey.
Quindi tanti auguri a questa storica casa americana, un sentito grazie per aver contribuito in modo così fondamentale alla maturazione del Videogame, forse senza di essa non sarebbe così come lo conosciamo oggi. La sua rilevanza storica non è minore di quella ricoperta da Nintendo.
Grazie ancora per averci regalato tanti indimenticabili classici e una Console meravigliosa come la 2600 (anche detta VCS), ma anche per i suoi successori, la 5200, la 7800, Jaguar e la portatile Lynx; senza dimenticare la nutrita serie di Computer.
A questo link un'infografica con una timeline che racconta sintenticamente la storia di Atari.
http://media1.gameinformer.com/imagefeed/featured/atari/40years/atari_timeline.jpg

mercoledì 27 giugno 2012

Final Fantasy VII Remake?

Final Fantasy VII.
È sufficiente questo nome, anzi quel magico numeretto, il sette, a suscitare in chiunque abbia almeno un minimo di esperienza videoludica, nostalgia, passione, ricordi indelebili, e, in molti casi, pura venerazione.
Il primo Final Fantasy in 3D che inizialmente sarebbe dovuto uscire su Nintendo 64, è il secondo gioco Playstation One in termini di vendite (ben dieci milioni di copie in tutto il mondo) secondo solo al primo Gran Turismo, nonchè tutt'oggi il JRPG più venduto di sempre.
Ma oggi non tratterò del gioco in se stesso, bensì del suo tanto vociferato remake.
Nel 2005, all'E3 di Los Angeles venne mostrato il famoso Technical Demo, la celebre introduzione di Final Fantasy VII rifatta con la grafica della corrente generazione, suscitando grandissimo entusiasmo tra i fan e alimentando a dismisura le voci di un possibile rifacimento di questo leggendario titolo.
 
Ma stando alle successive dichiarazioni di Yoichi Wada, presidente di Square-Enix, si trattava di una dimostrazione esclusivamente tecnica delle potenzialità della nuova console di casa Sony (che sarebbe uscita circa un anno e mezzo dopo la presentazione del filmato), calmando così l'hype creatosi fra stampa e fan. Per alcuni fu per Square-Enix solo un modo di pubblicizzare non solo la Playstation 3, ma anche il rilascio del gioco su Playstation Network.
Da allora altri rumor e dichiarazioni degli addetti ai lavori si sono susseguite, ma sempre rimanendo molto vaghe: si potrebbe pensare che stiano mantenendo un basso profilo perchè stanno realmente lavorando al progetto, oppure perchè nelle loro menti hanno a malapena pensato all'ipotesi di realizzarlo (nonostante le pressioni dei fan). Se quest'ultima ipotesi fosse quella che risponde a realtà, non ci sarebbe molto da stupirsi, dato che, a conti fatti, realizzare un remake degno dell'originale è tutt'altro che semplice, per diversi motivi.
In primis vi sono le aspettative generali degli utenti di tutto il mondo. Come già detto, Final Fantasy VII è uno dei videgiochi più amati di sempre, quindi dare vita a un rifacimento che soddisfi tutti è un impresa pressochè impossibile; qualsiasi cambiamento, anche se marginale, potrebbe far storcere il naso a parecchie persone, specie ai più affezionati all'originale del 1997. Se l'eventuale remake non fosse all'altezza delle aspettative il nome di Square-Enix ne uscirebbe quasi infangato, "rovinare" una simile pietra miliare significherebbe tradire non solo gli utenti, ma anche se stessa. È oltretutto lecito pensare che per molti di questi utenti un remake non sia assolutamente necessario, trovando che il gioco sia perfetto così com'è.
Sempre Yoichi Wada ha recentemente dichiarato che non approverà un remake finchè i nuovi titoli non saranno degni del brand e potranno rivaleggiare in qualità coi capitoli dell'era PsOne. E inoltre: "Un suo remake ucciderebbe il franchise". Si potrebbe discutere se effettivamente oggi la Square-Enix sarebbe davvero capace di riportarlo ai fasti di un tempo (dopo il mezzo passo falso del tredicesimo capitolo), ma da queste parole traspare il timore di come un remake possa incidere sull'immagine non solo del brand stesso, ma sulla casa di Tokyo tutta.
Un altro motivo è la natura stessa di questo gioco: la sua formula di gioco è, ad oggi, "vecchia" di due generazioni. Il decimo capitolo della saga, il primo su Playstation 2, ha rappresentato una svolta importante per questo brand perchè ha introdotto meccaniche di gioco decisamente più lineari (diventate da lì in poi la norma, spin-off e MMORPG esclusi); eliminando la World Map, e nel gameplay in generale. È difatti sufficiente avanzare in un "tunnel" circoscritto dal punto A al punto B, eliminando i nemici che ci si parano davanti e occasionalmente risolvendo qualche enigma. Tale cambiamento (che lo si apprezzi o meno) è stato probabilmente indotto dal bisogno di snellire l'ambiente di gioco per ovviare ai limiti tecnici della PS2 (guadagnandoci anche sul fronte grafico), e per renderlo meno dispersivo, soprattutto a coloro che si avvicinavano per la prima volta alla saga. Questo nuovo approccio non sarebbe mai applicabile a Final Fantasy VII perchè lo snaturerebbe e minimizzerebbe drasticamente; al contempo però, con la tecnologia delle attuali console di settima generazione, rendere le innumerevoli ed eterogenee ambientazioni di questo gioco (specie la World Map) e le diverse cut-scene con una grafica all'altezza sarebbe molto arduo se non impossibile, anche in termini di tempo e costi di produzione, a meno che non lo producano per Playstation 4/Xbox720.
A distanza di ben quindici anni dalla sua commercializzazione, questo titolo conserva un'aura magica intorno a sè. Discutere di FFVII -e il discorso può essere applicato anche a Zelda: Ocarina of Time, seppur in maniera minore- è come parlare di un'antica reliquia, di una leggenda che suscita nostalgia, lampante testimonianza di una maniera di creare il videogioco che oggi è quasi del tutto perduta, quella dell'impiegare del tutto se stessi nel dare vita a un'opera che tocchi il cuore di milioni di videogiocatori, lasciandola per sempre impressa nelle loro menti. Un remake, per quanto ben fatto, andrebbe inevitabilmente ad intaccare questo alone quasi mistico. Siamo sicuri di volerlo catapultare nel marasma del panorama videoludico odierno, in un'era di prodotti troppo spesso carenti di ispirazione, ombra di ciò che è stato in passato?
E se fosse meglio lasciare tutto così com'è?

martedì 8 novembre 2011

Zelda: Ocarina of Time e il mistero del Tempio del Fuoco


The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Acclamato e celebrato titolo Nintendo (e secondo me uno dei più bei giochi di sempre) recentemente tornato “alla ribalta” con un degno remake per 3DS. Ma probabilmente pochi sanno che dopo la sua uscita, nel lontano 1998, il lavoro della casa di Kyoto non era ancora finito. Il gioco fu oggetto di qualche piccolo “ritocco”.

Ma racconterò prima la mia esperienza personale. All’epoca undicenne, giocai alla versione americana del gioco, fresca fresca d’uscita, presa d’importazione dai miei fratelli maggiori (a quei tempi era raro per noi acquistare giochi e console PAL, per il semplice fatto che, al contrario di oggi, quasi sempre uscivano con netto ritardo rispetto alle versioni Usa e Jap ed eravamo troppo impazienti per attenderne l’uscita europea), e ne fui totalmente rapito, complice anche la straordinaria colonna sonora firmata da Koji Kondo. Parecchi anni dopo ripresi in mano il gioco in versione PAL e con mia grande sorpresa e dispiacere, notai che la musica del Tempio del Fuoco era stata cambiata.
Era passato diverso tempo da allora ma ancora risuonava nella mia mente l’arcano coro della prima versione, voci mistiche intrecciate in un canto rituale che sembrava provenire dall’oltretomba, una “musica” incredibilmente evocativa come poche se ne sono sentite nella storia dei videogiochi; mentre nella seconda versione il coro è stato sostituito da una banale traccia MIDI, perdendone tutto il fascino.
Nonostante la delusione di allora, solo recentemente mi sono documentato sul perché quella musica fosse stata modificata. Sono quindi venuto a conoscenza del “risentimento” della comunità islamica nei confronti della suddetta soundtrack: i cori in realtà recitano una preghiera del Corano inneggiante ad Allah. La traduzione:

“Testimonio che non vi è altro dio al di fuori di Allah”

“Nel nome di Allah, il più buono e misericordioso”

“Allah è il più grande”

Il problema per loro non fu la preghiera in se stessa, ma era sacrilego il fatto che venisse cantata in un luogo infuocato, il Tempio del Fuoco appunto, che poteva simboleggiare l’inferno. Per cui Nintendo, per rispetto verso i Musulmani, provvide a cambiare la musica nelle successive release del gioco (inclusa quella Gamecube contenuta in un edizione speciale di Wind Waker).

Ma non è finita qui. Fatto curioso (anche se non ha nulla a che fare con l’islamismo) è che una delle più antiche religioni ancora esistenti, lo Zoroastrismo, fa del fuoco punto centrale e simbolo della loro religione (come il crocifisso per i cattolici/cristiani), e utilizza come luoghi di culto posti chiamati, appunto, templi di fuoco.
Inoltre alla Nintendo, per evitare altre controversie, da Majora’s Mask in poi cambiarono anche l’emblema del popolo dei Gerudo, in quanto il primo era praticamente il simbolo della fede islamica rovesciato orizzontalmente: altro riferimento alquanto palese.



Restano degli interrogativi: come mai la casa di Mario ha inserito dei richiami così espliciti a qualcosa che con il videogame non ha nulla a che fare? Mi riesce difficile pensare che si tratti di semplice casualità, fantasticando un po’ si potrebbe anche pensare che abbiano voluto lasciare una sorta di messaggio. Correva l’anno 1998 e da lì a pochi anni, dopo il tragico 11 settembre 2001 l’America invase Afghanistan e Iraq: risulta quindi chiaro il collegamento col medio oriente. Se quindi Nintendo ha davvero voluto implicitamente inserire nel gioco un messaggio, che fosse già a conoscenza di quanto sarebbe accaduto nel mondo gli anni successivi? Se così fosse, il tutto ha un che di profetico.

Vi lascio con la musica originale del Tempio del Fuoco.


domenica 24 luglio 2011

Glass Museum

Dopo diverso tempo, torno a caricare un video su Youtube.
Ho quasi sempre pubblicato video (montati da me) di musica poco conosciuta ai più con l'intento di promuoverla e che in alcuni casi, sono stato il primo a pubblicare (incredibile!).
Vi propongo l'ultimo video caricato in data 24 luglio 2011.

Un pezzo di uno dei migliori gruppi di tutti gli anni '90, Glass Museum dei Tortoise, dall'album del 1996 Millions Now Living Will Never Die. Per un approfondimento su questo gruppo (che ovviamente consiglio) vi rimando alla recensione di Piero Scaruffi.


mercoledì 13 luglio 2011

Il Mondo dei Paperi

Sin dalla tenera età di 9 anni, sono sempre stato, a periodi alterni, un assiduo lettore del mitico settimanale Disney: Topolino. Quando frequentavo la terza elementare i miei genitori mi regalarono persino l'abbonamento annuale.
Poi, su per giù a 15 anni, iniziai a leggere Dylan Dog, vista soprattutto l'invidiabile collezione di mio fratello, di cui ancor oggi siamo felici e fortunati possessori di molti albi dal numero 100 in giù, tra cui non manca il numero 1 originale, oggi rarissimo, targato Ottobre 1986, e molti altri.
Nonostante a quell'età non potessi comprendere del tutto l'aspetto più intrinsecamente artistico del fumetto, servì comunque a farmi maturare come lettore, passando dalle soleggiate, rassicuranti strade di Paperopoli agli oscuri sobborghi di una Londra non troppo lontana dalla realtà, popolata da mostri umani e non, da persone qualunque, da spietati assassini, da tutti e da nessuno. Ma dell'investigatore dell'ignoto in camicia rossa creato dal (relativo) genio di Tiziano Sclavi parlerò un'altra volta.

Avendo ripreso in mano Topolino qualche tempo fa, ho potuto sondarlo meglio fin nelle sue fondamenta.
L'asse Paperino-Zio Paperone: lo sfaticato fannullone a cui non ne va mai bene una nella vita, sfigato cronico che non riesce quasi mai ad ottenere qualcosa nonostante i suoi enormi sforzi, affiancato all'austera, despotica figura di suo zio ricco ogni oltre immaginazione ma non meno taccagno, non è altro, a mio parere, che una metafora del lavoratore/schiavo e del suo capo/padrone.
Paperino è spesso costretto a sgobbare per Paperone (il più delle volte lucidando le tonnellate di monete del suo deposito o accompagnandolo nei suoi bizzarri viaggi verso mete sconosciute alla ricerca di ulteriore ricchezza) senza retribuzione per via dell'enorme debito che ha maturato nei suoi confronti, essendo lo zio padrone della sua casa; e non avendo Paperino mai avuto un lavoro fisso, quasi mai gli paga affitto e bollette.
E così vivono nel circolo vizioso e senza fine dell'uomo costantemente indebitato e dell'aguzzino che lo perseguita; ne risulta che Paperino rimarrà sempre poveraccio mentre Zio Paperone sarà sempre più ricco.
Nonostante questi personaggi siano stati creati quasi ottant'anni fa, come "esempio" sono, ahinoi, quanto mai attuali. Un modello per intere generazioni di bambini e ragazzi: un esempio fuorviante per delle menti così giovani e ancora elastiche, quasi a voler instillare in loro questa "legge" della società moderna.

Sempre Paperino è accostato anche ad un altra figura emblematica: suo cugino Gastone. L'uomo nato, come si suol dire, con la camicia. Esattamente al contrario dello scalognato cugino, gli va sempre bene tutto, trova soldi per terra, se prende un biglietto della lotteria è sempre vincente e per questo non deve lavorare mai perchè non ne ha bisogno.

In Italia è stato creato il supereroe Paperinik: giustiziere notturno di criminali e malfattori, l'alter ego brillante e sagace del pigrissimo (ma pur sempre simpatico) Paperino. Una sorta di rivalsa per questo personaggio, evitando così di mostrarlo sempre perdente. Peccato che le storie in cui è protagonista non siano sempre azzeccate.

Gli unici personaggi equilibrati di tutta la banda risultano i nipotini (che fine abbiano fatto i genitori me lo sono sempre chiesto) Qui, Quo e Qua, bambini intelligenti e mai banali.

Chi invece non ho mai sopportato, trovandolo odioso ed esagerato, è Paperoga. A volte, quando appare lui in qualche storia, evito di leggerla: mi dà sui nervi. Stolto, infantile, non fa che combinare continuamente pasticci; il fatto è che lui deve essere così, è il suo ruolo (forzato) quasi teatrale del perenne disturbatore. Sinceramente è un personaggio in cui non ho mai trovato molto senso nè profondità: in fin dei conti, è una degenerazione ed esasperazione della personalità di Pippo.

Un'altro aspetto che mai ho digerito, tipico anche di altre serie di cartoni e fumetti, è il fattore temporale: i personaggi sono confinati perennemente in questo limbo in cui il tempo sembra non scorrere mai: Qui, Quo e Qua rimarranno sempre bambini delle elementari, Paperone non passerà mai a miglior vita lasciando il suo denaro in eredità e così via. Le cose si evolveranno mai? Chissà.

Alla fine, le opere Disney che prediligo sono gli episodi di Topolino Paperino e Pippo degli anni '30 e '40 (raccolti in una collana di DVD chiamata Disney Treasures). Corti come Steamboat Willie, Attraverso Lo Specchio, Il Concerto Bandistico, Gli Scacciafantasmi e molti altri sono dei piccoli capolavori di creatività e fantasia, di un tempo in cui la sperimentazione dava vita a queste piccole favole, intrise di una magia semplice e genuina che oggi a distanza di oltre mezzo secolo non si è più in grado di replicare, a parte qualche eccezione.


C'è ancora molto da dire sul mondo Disney e tornerò sicuramente a parlarne: restate sintonizzati.

mercoledì 29 giugno 2011

Sincopi Vettoriali

Ho sempre desiderato un Vectrex.
Non che (ahimè) ne abbia mai visto uno dal vivo, ma da appassionato Retrogamer ho fatto ricerche su quasi tutte le macchine videoludiche dal Magnavox Odyssey (la prima in assoluto, classe 1972) fino ad arrivare alla scorsa generazione di Console a 128 Bit.
Ci sono innumerevoli Console che attraggono la mia curiosità e che non posseggo ancora e che mai ho avuto la fortuna di possedere, come ad esempio (in ordine sparso) il Fairchild Channel F, il Panasonic 3DO, l'Atari 5200, il Virtual Boy della Nintendo, il Sega Saturn, l'Atari Jaguar, i vecchi Pong; solo per citarne alcuni. Parlerò di queste macchine in un altra occasione.
Ma il Vectrex ha qualcosa di speciale. Non solo è l'unica ad avere il Monitor integrato nel corpo macchina, ma è unica ed irripetibile la sua grafica: non è composta dai "soliti" Pixel come tutte le altre console e computer dagli anni '70 fino all'arrivo di poligoni e texture, ma da Vettori, creando una aspetto visivo più brillante, senza sfarfallii, seghettature, nè clipping. Ne risulta che i suoi giochi hanno un aspetto più "professionale", più "da computer" e in generale più avveniristico rispetto, ad esempio, al ben più blasonato Atari VCS.
Vi è solo un "piccolo" neo: la grafica Vettoriale del Vectrex è monocromatica. Ciò comporta che tutti gli elementi a schermo abbiano lo stesso colore bianco (su sfondo nero). Per ovviare a questo limite, dare colore e in generale differenziare maggiormente un gioco dall'altro, ci sono gli Overlays, "schede" semi-trasparenti e colorate da applicare ad incastro davanti allo schermo.
Queste peculiarità, unite al suo aspetto estetico davvero unico, fanno sì che il Vectrex sia una delle Console più desiderate dai Retrogamer collezionisti come il sottoscritto.
Peccato solo che attualmente su eBay, il prezzo di un esemplare in buone condizioni di questa macchina completa di scatola oscilli da un minimo di 250 € fino ad arrivare a quasi 500 €.
Per questa ragione, non avendo al momento la disponibilità economica per acquistarne uno, non ho resistito e ci ho giocato tramite l'ottimo emulatore ParaJVE (che vi consiglio vivamente di provare, ha anche i giochi già inclusi) utilizzando un Dualshock 2.


Scramble, Minestorm, Berzerk, Clean Sweep, Fortress of Narzod, Heads Up, Spike, Web Warp, Star Castle, Hyperchase, Rip Off, Pole Position, Solar Quest...

Potete immaginare l'emozione.

Giocandoci ho avuto la netta impressione che questo gioiellino sia stato poco sfruttato, con un parco titoli un pò ristretto (anche se di ottima qualità); complice anche il suo successo commerciale sì discreto ma non paragonabile ad altri sistemi suoi coetanei come ad esempio l'Intellivision. Ed è un peccato perchè il Vectrex è dotato di periferiche decisamente interessanti: occhiali per la visione in 3D di alcuni giochi (ebbene sì!), e una Lightpen che permette di disegnare su schermo (chi ha pensato al 3DS alzi la mano).
Fortunatamente però, come per un pò tutte le Console 8-Bit e non solo esiste un sottobosco di appassionati giocatori/programmatori/nostalgici che talvolta sforna Homebrew e giochi creati amatorialmente.
Questa è una cosa bellissima perchè non solo tiene in vita la Console stessa (di qualunque essa si tratti), dimostrando che ha ancora tanto da offrire, ma invoglia sempre più persone a cimentarsi nel programmare qualcosina, anche se non si hanno conoscenze tecniche specifiche.

Have You played Vectrex today?